Roberto Burle Marx: storia di un botanico e paesaggista visionario – part 1
Architetto paesaggista, cultore della botanica e musicista (due passioni condivise con la madre pianista), disegnatore, pittore, scultore, scenografo, Roberto Burle Marx (1909-1994) è a ragione considerato una figura chiave del ‘900. Un artista capace di progettare e realizzare giardini unici ed inimitabili. E’ visto da molti come il fondatore di una nuova coscienza del paesaggio.
Il pensiero di Roberto Burle Marx
L’opera dell’eclettico maestro brasiliano non riguarda la mera progettazione e realizzazione di giardini o di progetti di riqualificazione urbana. Tanto meno, non si può relegare all’apparente dimensione territoriale. Partita dall’abile integrazione tra l’esuberanza della natura tropicale e le forme architettoniche del movimento modernista, la sua eredità finisce per travalicare i confini nazionali e contribuisce alla stessa evoluzione stilistica del paesaggio del Novecento. Il suo pensiero si muove in una prospettiva di forte rinnovamento culturale e di spiccata coscienza ecologista ante litteram, attraverso un contributo multidisciplinare e di carattere universale.
La sua forza unica e irripetibile è rappresentata dalla sapiente sintesi progettuale tra natura, arte e architettura. Questa si attua attraverso un controllo estremo sui volumi, i colori, le ombre, le luci e, soprattutto, i mutamenti nel tempo delle piante e dei loro accostamenti. Un elemento inaccessibile agli altri progettisti, reso possibile solo da una conoscenza profonda della natura e delle specie autoctone, come dell’arte.
Dei suoi progetti Burle Marx riesce a prevedere l’evoluzione del vissuto, la tridimensionalità nel tempo. In funzione di questo aspetto sviluppa composizioni (la cui pianta ricorda spesso quadri astratti), che si integrano perfettamente nel paesaggio circostante, annullando i confini con il contesto in cui sono inserite, sia esso la skyline urbana o un panorama di monti e foreste, o la linea sottile del mare.
Di altrettanta importanza per il paesaggista visionario è la dimensione etico-pedagogica, che ripensa il giardino come opera d’arte vivente, come teatro principale dell’integrazione tra natura e artificio umano, con l’obiettivo di valorizzare l’ambiente naturale brasiliano e con esso di preservare l’identità nazionale.
“The art of designing a garden is one of the most – if not the most – complex of all arts, requiring an understanding of other arts, and a willingness to learn from nature“ (Tra tutte le arti la progettazione di giardini è fra le più complesse – se non la più complessa in assoluto – perchè richiede la comprensione delle altre arti e insieme la volontà di imparare dalla natura) è un po’ il manifesto dell’opera del Landscape Designer, spiegato con le parole dello stesso Burle Marx pronunciate alla conferenza “The garden as art form” del 1962.