La vita segreta delle piante e cosa pensano le piante
In molti post di questo blog ho descritto specie e cultivar di molte piante da esterno che vivono nei nostri giardini o di piante da interno che popolano case, uffici, alberghi, ristoranti e negozi delle nostre città.
Abbiamo visto insieme quali sono le caratteristiche essenziali di ogni pianta, le cure colturali che necessitano per crescere sane e rigogliose, le possibili patologie che possono interessarle, quali sono le condizioni ambientali migliori nelle quali coltivarle, luce, temperatura, umidità, acqua, terreno, ecc..
Solo in pochi casi ho approfondito alcuni aspetti insoliti riguardanti le piante, descrivendo gli studi compiuti da alcuni “scienziati delle piante” come Stefano Mancuso o Barbara Mazzolai.
Oggi proverò ad affrontare un nuovo aspetto del mondo vegetale: “cosa pensano le piante e com’è la vita di una pianta”?
Negli ultimi mesi raramente ho avuto il tempo di leggere un libro interessante, sia per il poco tempo a disposizione, sia perché non sono riuscito a trovare degli argomenti sufficientemente stimolanti da attirare la mia attenzione.
Quando studiavo al liceo, una delle materie più insolite per me era la filosofia. In tre anni di studi di questa materia, mi ci sono appassionato, considerandola alla fine uno strumento molto utile ed interessante per far fare un ottimo esercizio al cervello e per stimolare le capacità di ragionamento.
I filosofi nel corso della storia hanno descritto teorie molto diverse tra loro, alcune molto stravaganti, altre interessanti, capaci di catturare l’attenzione di giovani menti in cerca di stimoli.
Nel corso degli anni, purtroppo, ho perso il contatto con questa materia per vari motivi, tuttavia di recente, ho scoperto che si può parlare di filosofia anche avvicinandosi al mondo misterioso e variegato delle piante. Spesso ci immaginiamo un saggio filosofico come un ragionamento appeso per aria, descritto con termini difficili e avvolto in pensieri complicati per descrivere concetti fumosi. Per fortuna non è sempre così.
Cosa pensano le piante
Talvolta, accade di scoprire letture di filosofia ben strutturate, chiare, capaci di catturare l’attenzione del lettore. E’ quello che mi è successo con “La vita delle piante” di Emanuele Coccia. Molti si chiederanno chi sia questo personaggio.
Emanuele Coccia è un filosofo italiano, di fama internazionale, che insegna presso l’École des hautes études en sciences sociales in Francia dal 2011. In questo testo il suo stile, la trama narrativa e i ragionamenti si sviluppano in modo naturale e comprensibile.
Coccia sviluppa il suo pensiero verso una nuova chiave di lettura del mondo, dove le piante non sono più un accessorio ma un elemento essenziale e fondativo. Il mondo è concepito come un’”atmosfera”, una rete di rapporti tra gli esseri viventi, che interagiscono tra loro, non solo uomini ed animali ma anche le piante.
Un mondo diverso da quello che così spesso sentiamo descrivere, completato dagli scambi e dalle relazioni tra l’uomo e il regno animale, con esseri senzienti dotati di organi di movimento e di cognizione. Al centro di questo nuovo mondo compaiono “nuovi” organismi, le piante, capaci di creare un modello basato su relazioni vitali, salutari, capaci di creare armonia con la natura.
Più volte ho descritto la funzione essenziale delle parti delle piante come radici, tronchi, fusti, fiori, foglie. Le piante vivono con la natura, estraggono anidride carbonica dall’ambiente ed immettono ossigeno, assorbono luce e producono zuccheri. Sono esseri appesi o sospesi tra l’aria e il terreno ma ne costituiscono parte integrante. Secondo Coccia le piante sono immerse nel mondo reale e lo compongono, creano rapporti mutualistici, come avviene tra le radici, i funghi ed il terreno, capaci di prendere ma anche di dare.
Le piante respirano
Le piante respirano nell’atmosfera in uno scambio reciproco, così loro esistono, così come facciamo noi in ogni momento. In una mescolanza continua e in un rispetto reciproco, ogni organismo è preservato e mantiene un proprio spazio vitale nel quale conserva la sua individualità.
Nel libro si descrive questa semplice fonte di ispirazione o principio, che trascende dall’esistenza, di un essere collettività preservando la propria individualità. Un punto di vista nuovo a pensiero occidentale ma forse più comune alle dottrine filosofiche orientali, dove tutto si unisce e si permea in un solo essere.
La nostra vita, come quella degli altri esseri viventi è paragonabile ad un soffio o a un respiro, che si muove in sincronia con il respiro più grande della natura e grazie al quale acquisisce una ragione d’essere, una posizione.
Ogni elemento fa parte dell’altro, ogni essere entra a far parte di ciò che lo circonda per un attimo per poi tornare ad essere una singolarità, intima ed individuale. E’ così che tutto converge e che si osservano correlazioni incancellabili.
La vita degli uomini, delle piante, degli animali crea una comunità dalla quale tutto ha origine e alla quale tutto ritorna. Il respiro fa parte di ogni cosa, è allo stesso tempo elemento di unione e non di divisione, la materia che compone ogni parte è composta da tutti gli organismi, piante comprese.
Da queste semplici osservazioni si capisce con chiarezza che le piante, anche se silenziose ed apparentemente inoffensive, con il loro respirare incessante ci uniscono all’atmosfera nella quale siamo immersi. Non si percepisce una competizione o un timore di essere sopraffatti ma un senso di sicurezza derivante dal fatto che ogni elemento è parte del tutto e lo compenetra profondamente.
Le piante per respirare e per unire
Un libro capace di coinvolgere il lettore e di aprire nuovi orizzonti di riflessione. Si crea un ponte tra i principi fondanti della filosofia occidentale e alcuni concetti alla base della dottrina buddista (l’interconnessione).
Nella società della comunicazione in tempo reale, alla ricerca della interazione veloce di sempre nuove informazioni, sarebbe sufficiente cercare di ascoltare e percepire la connessione che unisce gli uni agli altri attraverso il respiro e l’atmosfera.
Non occorre vivere alla ricerca di nuovi eccessi ma nella creazione di esempi di integrazione. L’uomo che vive aggrappato alla terra dovrebbe esercitare la mente ad una visione del proprio essere come ad un respiro che si completa insieme agli altri nell’atmosfera.
Emanuele Coccia è un autore in grado di esporre in modo chiaro e semplice la connessione tra cielo e terra, raccontando di piante, mantenendo lontane le paure, esemplificando immersione e fluidità. Questo libro è in grado di prospettare un modo inconsueto e alternativo di stare al mondo. Noi non abitiamo solo la terra insieme ad altri ma la componiamo. Non dobbiamo essere sopraffatti dall’entropia ma accogliere e svolgere il gomitolo dell’indulgenza e nella capacità di immedesimarsi negli altri esseri viventi.
Perché continuare a vivere sopraffatti dalla fretta, incapaci di riflettere se abbiamo la possibilità di gettare un occhio incuriosito ed attento al cielo, capace di cogliere la pace che le piante trasmettono?
La vita segreta delle piante
Non solo di filosofia vorrei parlare in questo post. Molti di voi sapranno senza dubbio che cosa sia un poligrafo, meglio conosciuto come macchina della verità.
Cleve Backster
Agli inizi degli anni sessanta, negli Stati Uniti, Cleve Backster, un esperto della CIA sull’uso del poligrafo, iniziò ad effettuare dei test sulla bio-comunicazione all’interno delle cellule di piante ed animali per mezzo del poligrafo.
Egli applicò degli elettrodi della macchina della verità alle foglie delle piante. In breve, Backster si accorse che le piante avevano la capacità di intendere, che erano in grado di reagire non solo ai mutamenti dell’ambiente che le circonda ma anche alle intenzioni delle persone che si trovavano in prossimità di esse.
Grazie a questi esperimenti Backster elaborò la sua teoria della “percezione primaria“.
La teoria secondo la quale le piante sono esseri sensibili trova le proprie origini in antichi rituali celtici e indù. È arrivata fino ai giorni nostri per mezzo delle ricerche effettuate nel corso del XIX secolo e agli inizi del XX secolo da Goethe e da altri studiosi che cercarono di svelare alcuni dei segreti della vita delle piante.
In un interessante libro su questi studi, Peter Tompkins e Christopher Bird descrivono con dovizia di particolari le scoperte fatte durante questi inconsueti esperimenti, le idee apparentemente strampalate ottenute quasi per caso osservando per tanto tempo il mondo vegetale.
Jagadish Chandra Bose
Jagadish Chandra Bose, fisico e botanico indiano, nacque nel 1858 a Mymensingh nella regione del Bengala, in India. Intraprese i suoi studi prima a Calcutta per poi proseguirli, dal 1880, a Londra e a Cambridge in Inghilterra. Nel 1885 fece ritorno in India, dove iniziò l’insegnamento della fisica al Presidency College di Calcutta per più di 30 anni.
Dai primi anni del ‘900, si dedicò allo studio della fisiologia vegetale, approfondendo l’effetto delle microonde sui tessuti delle piante. Una delle sue invenzioni fu il “crescograph“, uno strumento utile per stimare di quanto crescono le piante.
Gli studi effettuati da Bose mostravano come le piante reagivano agli stimoli provenienti dall’esterno. Da qui la sua ipotesi sull’esistenza di un sistema nervoso elementare nelle piante simile a quello presente negli animali.
George Washington Carver
George Washington Carver, agronomo americano, nato nel gennaio del 1945 da genitori schiavi, quando era bambino bambino guariva le piante cantando loro delle canzoni. A seguito dei suoi studi di agraria, da adulto, osservando con attenzione la “sofferenza” delle piante, fu capace di dare nuova fertilità ai terreni privati dei loro elementi essenziali dalla coltivazione intensiva del cotone.
La chemiurgia, studiata per la prima volta in America negli anni ’30 del 900, è una parte dell’industria e della chimica applicata, che approfondisce la realizzazione di prodotti industriali partendo solo da elementi naturali, originati da risorse rinnovabili, sostenibili per l’ambiente.
Il chemiurgo considera una qualsiasi malerba anche di poco valore, se studiata a fondo, come l’origine di prodotti utili o di valore. Egli approfondisce lo studio e lo sfruttamento di ogni parte della pianta oggetto della sua ricerca: radici, steli, foglie, fiori, ecc.
Albrecht von Herzeele
Molte altre ricerche singolari sono state compiute nel corso dell’Ottocento sulle piante. Il barone Albrecht von Herzeele, medico e chimico tedesco, sosteneva che le piante avevano capacità alchemiche, ovvero non è il suolo che produce e da vita alla pianta ma, al contrario, questo è prodotto dalla pianta.
Anche Pierre Baranger, chimico francese, svolse approfondisti studi sulle capacità delle piante di trasformare gli elementi, come cercavano di fare i più antichi alchimisti della storia.
Marcel Vogel
Marcel Vogel, ricercatore americano che ha lavorato per quasi trent’anni alla IBM, sosteneva che le piante hanno una coscienza e che sono capaci di rispondere al pensiero umano, aiutando le persone a gestire le loro emozioni.
Nella Vita segreta delle piante, libro scritto da Peter Tompkins e da Christopher Bird, si racconta una concezione del mondo rivolta alla natura, dove quello che conta sono le relazioni chimiche, le differenze di potenziale e i campi elettromagnetici. Le piante hanno tanti argomenti da esporre agli uomini, capaci di offrire nuovi strumenti, in grado di migliorare le nostre vite, che dovrebbero essere maggiormente connesse con il mondo che le circonda.