Questa volta vorrei parlarvi di un mio grandissimo conterraneo toscano, maestro giardiniere e paesaggista di Firenze, Pietro Porcinai (1910-1986). Sicuramente tra i più importanti e originali progettisti del Novecento.

Assieme a una cultura sterminata e ad abilità tecnico-creative fuori della norma, ebbe il merito di essere tra i primi – anche in ambito accademico – a intuire l’importanza della salvaguardia del paesaggio, protagonista all’interno degli spazi verdi pubblici e dei giardini privati realizzati in Toscana come nel mondo.

Tutela dell’ambiente e studi di valutazione per l’impatto ambientale, oggi pratica comune, sono eredità della sua sensibilità di progettista e dell’impegno di una vita. Si occupò già dalla prima metà del ‘900 del recupero in grande scala di aree verdi in stato d’abbandono, o devastate dalla speculazione edilizia; inventò gioielli botanici in aree industriali come i giardini della fabbrica Olivetti a Bagnoli, o come quelli della Mondadori a Segrate.

P.P. maestro giardiniere paesaggistaPer Pietro Porcinai il giardino non aveva soltanto una valenza estetica, ma possedeva un suo specifico ruolo sociale e psicologico a beneficio della collettività; ogni persona avrebbe dovuto godere di un giardino di proprietà o almeno di spazi verdi pubblici da frequentare e coltivare in concessione.

Tra gli oltre 1.100 progetti disseminati per il mondo, accanto ai numerosi giardini, piscine e parchi per i committenti dell’intellighenzia italiana in Toscana, Umbria e Italia del Nord (1950-65) e per l’illuminata committenza europea, si contano in tutto il mondo parchi urbani e spazi verdi per villaggi turistici e complessi industriali, sistemazioni di aree agricole, parchi della memoria e tanti giardini-paesaggio, dove l’intervento dell’uomo non è percepibile, entrando in punta di piedi nell’ambiente naturale.

Grande importanza nella sua formazione è data dalla conoscenza diretta della tradizione storica del giardino italiano e rinascimentale (era figlio del capo giardiniere della villa medicea La Gamberaia a Fiesole) e dal vivere a Firenze un ambiente culturale molto vivace, arricchito da presenze internazionali, soprattutto di artisti e intellettuali inglesi.

Nel visionario e non convenzionale approccio al “mestiere” di giardiniere paesaggista egli seppe fondere in modo inedito l’amore per l’architettura, l’arte e il design con le competenze tecniche di chi si sporca le mani con la terra. Proprio per le approfondite conoscenze botaniche arricchite dal continuo scambio con la sua rete di colleghi e tecnici stranieri, poté curare con particolare attenzione l’aspetto biologico delle piante nei diversi progetti di giardini, selezionandole in base alle loro funzioni e interazioni con l’ambiente per la costruzione di microcosmi dal perfetto equilibrio ecologico.

progettodi di parco di P. Porcinai sul Trasimeno
foto dal sito www.pietroporcinai.it

Per queste sue doti fu particolarmente apprezzato dagli architetti a lui contemporanei, e collaborò a numerosi progetti italiani e internazionali con Franco Albini e Franca Helg, Giò Ponti, Vittoriano Viganò, Marco Zanuso, Ludovico Belgioioso ed Ernesto Nathan Rogers, , Oscar Niemeyer, Renzo Piano e Richard Rogers, Carlo Scarpa e molti altri.

Iniziò a progettare oltre confine a partire dal 1935 con il giardino del Maharajah a Patiala, India. Nel ‘64 fu nominato dall’UNESCO consulente per il trasferimento dei templi di Abū Simbel in Egitto; nel ‘72 collaborò con Renzo Piano e R.Rogers al progetto della piazza del Beaubourg a Parigi.

Oggi purtroppo una parte degli interventi del grande giardiniere e paesaggista su aree pubbliche sono scomparsi o sono stati stravolti nel disinteresse generale, mentre i progetti per i giardini privati in Toscana e nel resto del mondo fortunatamente vengono sempre più spesso salvaguardati come musei a cielo aperto dai loro proprietari, i quali li affidano alle cure di giardinieri qualificati ed esperti, rispettosi della cultura del paesaggio e dell’aspetto storico-filologico dei progetti.

Per saperne di più vi consiglio il sito ufficiale curato amorevolmente dalla figlia Paola, dedicato alla figura e all’opera del padre, Pietro Porcinai, dal quale provengono anche le foto.

Un pensiero su “Pietro Porcinai: un giardiniere toscano nel mondo

  1. Gianpaolo dice:

    Grazie Tiziano per questo bellissimo articolo.
    Pietro Porcinai è il punto di partenza e riferimento per ogni progettista del verde. Un grandissimo esempio della genialità italiana che ha dato lustro al nostro paese in tempi in cui il paesaggismo in Italia non si sapeva cosa fosse. Siamo tutti suoi debitori. Purtroppo ancora oggi è poco conosciuto anche tra chi si è formato in percorsi accademici. Ben vengano le iniziative come quetsa che richiamano alla sua sublime arte compositiva delle essenze vegetali nel rispetto consapevole della natura e del paesaggio.
    Non so a te ma a me viene sempre in mente come suo alter ego il paesaggista britannico Russel Page, suo contemporaneo con cui ha molto in comune. E pensare che nell’arco di un anno di distanza moriranno tutti e due lasciando entrambi un’eredità a dir poco inesauribile, miniera profonda ricca di eredità per le future generazioni di paesaggisti, agronomi, garden designers, architetti e ovviamente giardineri.

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