Nelle zone urbane si sa, il verde è cosa rara. In città ogni metro quadrato strappato al cemento per le urban farm, il giardinaggio o l’orticoltura finisce per essere una conquista preziosa e benefica.

Per questo, da parte di progettisti del paesaggio, architetti, designer e urbanisti da start-up è tutto un inventarsi di luoghi estremi e spazi arditi. Sono disposti nelle tre dimensioni, realizzati ex-novo su strutture futuristiche o magari riciclando per le colture parti di edifici, oggetti o superfici in disuso, dove mettere a dimora piante e piantine a beneficio dell’ambiente e della qualità della vita, in una sorta di riqualificazione urbana estrema.

 

Del resto il web stesso è disseminato di progetti di questo tipo ai quattro angoli del pianeta. Alcuni messi a punto in ogni dettaglio e perfettamente replicabili in altri luoghi e contesti. Altri più effimeri, concepiti in fretta per una manifestazione o un allestimento temporaneo, in una sorta di versione “BETA test” che avrà la vita breve e illusoria di una meteora del giardinaggio.

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Jellyfish Barge

Uno degli ultimi e più interessanti esempi a nostro parere è l’italianissima Jellyfish Barge, il prototipo di serra idroponica galleggiante (visibile in Toscana nel pisano, presso il Canale Navicelli), sviluppata da botanici e architetti di Pnat, spin-off dell’Università di Firenze, per coltivare senza spreco di terra, acqua ed energia verdura e frutta da consumare o rivendere a km0.

 

Da costruirsi in prossimità di specchi d’acqua e fiumi integrati nel tessuto urbano. Questa è dotata di modernissimi impianti di distillazione solare per la dissalazione e depurazione di acqua salmastra o salata, anche se inquinata, da cui estrarre l’acqua dolce pulita per la coltura in assenza di terra (l’idroponica appunto).

Anche l’impianto energetico è costruito su fonti rinnovabili e il tutto è regolato da un sofisticato sistema informatizzato controllato in remoto.

Il modulo galleggiante base (unibile ad altri uguali tramite piattaforme) è di circa 70 mq e adatto al sostentamento alimentare e idrico di due nuclei famigliari, senza intaccare le risorse ambientali: fatto in legno di recupero, è ricoperto da una cupola di vetro e poggia su fusti di plastica riciclata. È stato realizzato da poco e presentato in concomitanza con l’apertura di EXPO 2015.

 

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Urban Skyfarm

Sempre in tema di giardinaggio, agricoltura, coltura idroponica e risparmio del suolo (che nelle grandi città sempre più spesso è sovraffollato o sfruttato in modo intensivo) un altro progetto interessante è quello della Urban Skyfarm.

Con tale idea uno studio d’architettura americano ha vinto il 2° premio nella categoria “A Futuristic Design Award” nonché la menzione speciale “WT Smart City Award 2014”.

Il progetto prevede la realizzazione, in un quartiere della sudcoreana Seoul, di un grattacielo ispirato a un albero e alto 160 mt, le cui “fronde” ospiterebbero su differenti livelli vertical farm, fattorie idroponiche, attrezzate con cellule fotovoltaiche.

Altri spazi verdi (assieme agli impianti energetici necessari, da fonti rinnovabili) sono previsti anche all’interno del grattacielo, con ambienti comuni dedicati a giardini botanici e mercati coperti.

 

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Dragonfly

Di Urban Farm verticale, riciclo e di autosufficienza nell’alimentazione ci parla anche l’avveniristico Dragonfly, (Libellula), dell’architetto Vincent Callebaut.

Si tratta di un prototipo che pone all’interno di un edificio bionico situato a New York, nei pressi di Central Park l’azienda agricola al suo completo (con orti, frutteti, ma anche allevamenti, pollai e stalle). E’ disposta a più piani e contornata da spazi adibiti ad abitazioni, uffici e laboratori di ingegneria ecologica.

Questo è il motivo per cui le colture siano agevolmente coltivate dagli stessi abitanti, secondo tutti i principi della sostenibilità e dell’agricoltura biologica, con l’obiettivo di un perfetto controllo dell’intera filiera alimentare e in piena autonomia.

Cosi giardini tropicali, orti, frutteti, prati, campi di riso, fattorie sui diversi piani sarebbero racchiusi tra due torri gemelle oblunghe, simmetricamente disposte intorno a un’enorme serra bioclimatica che collega verticalmente due vele di cristallo e acciaio ispirate alle ali di una libellula.

Queste vele sono dotate di sistemi per l’energia eolica, solare e di raccolta di acqua piovana, e attrezzate per mantenere costantemente all’interno un clima ottimale in tutte le stagioni.

 

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