ortoterapia: quando assieme alle piante germoglia l’anima
“Divido la mia giornata tra lo studio e il lavoro in giardino, quest’ultimo serve alla digestione spirituale… L’occuparsi della terra e delle piante può conferire all’anima una quiete e una liberazione simili a quelle della meditazione.”
H.Hesse
Chi tra di noi ha provato, almeno una volta, a coltivare e veder crescere le piante di un orto o di un giardino, può facilmente testimoniare quanti effetti benefici sul corpo e sulla psiche possano scaturire da queste pratiche. Attività che si svolgono prevalentemente all’aria aperta, favorendo la motorietà fisica e ponendoci in una relazione naturale di cura e di responsabilità verso organismi viventi differenti.
Insieme ai semi delle piante messe a dimora nel terreno germoglia anche l’anima del giardiniere o del paziente.
Cos’è l’ortoterapia
La Terapia Orticolturale od Ortoterapia, conosciuta in tutto il mondo come Horticultural Therapy, propone, su basi scientifiche, il contatto con la natura e la cura di uno spazio verde come percorso riabilitativo del disagio e della disabilità, o come semplice rimedio allo stress. Non nella stessa accezione curativa, recentemente si è sviluppata anche la biofilia. Edward O Wilson, un biologo americano, descrive la “Biophilia” come “l’impulso ad affiliarsi ad altre forme di vita”.
Sembra, infatti, che il dedicarsi alla coltivazione di ortaggi, fiori e altre piante possa contribuire a migliorare la frequenza cardiaca. Allo stesso tempo, induce uno stato di relax, attenuando la sofferenza dal dolore, l’ansia,l’astenia. Migliora gli stati depressivi e il tono dell’umore, fino a stimolare la ripresa in fase di convalescenza.
Inoltre, il prendersi cura di organismi viventi aumenta il senso di responsabilità e favorisce la socializzazione nel lavoro di gruppo.
Su questi effetti positivi si basa, dunque, questo metodo terapeutico di tipo “occupazionale”. E’ rivolto a chi soffre di disturbi mentali o fisici (dovuti a malattia ma anche a senilità, tossicodipendenza, detenzione carceraria). Ristabilisce un contatto con la terra in un luogo sereno e pacifico, regolato da ritmi ancestrali. L’individuo acquista un ruolo attivo, esce dal suo isolamento e ritrova abilità e competenze. Ne trae un rafforzamento dell’autostima. E la crescita di un ortaggio è il risultato tangibile della propria capacità.
Nascita dell’ortoterapia
Nata nel ‘600 nei paesi anglosassoni, l’ortoterapia si era diffusa come una semplice attività volta a ripagare l’ospedale delle cure ricevute da parte dei pazienti più poveri, che altrimenti non avrebbero potuto permettersele. Le cronache riportano che i medici del tempo provavano stupore nell’osservare come, spesso, i malati impegnati nella coltivazione guarivano più velocemente dei pazienti ricchi e “paganti”, coricati nelle corsie. La Terapia Orticolturale vera e propria ebbe però inizio a Philadelphia alla fine del XVIII secolo. Fu riscoperta negli USA e in Inghilterra solo negli anni tra le due guerre mondiali, come processo terapeutico e metodo rieducativo per i problemi riscontrati nei reduci di guerra.
Negli Stati Uniti (come in tutti i paesi anglosassoni), in Canada e in Giappone, la Horticultural Therapy viene applicata da più di 40 anni. E’ descritta come una disciplina scientifica studiata nelle università. Viene praticata in centri specialistici di fama internazionale, sotto forma di Healing Garden o di Therapy Garden, appositamente progettati, e nei reparti degli ospedali più importanti.
Ortoterapia in Italia
In Italia, negli ultimi 15 anni, si stanno moltiplicando esperienze di ortoterapia nell’ambiente rurale delle fattorie sociali, come progetti di welfare sperimentale rivolti alle fasce deboli. Altre iniziative riguardano gli orti di alcune strutture carcerarie, gli orti sociali per gli anziani, assegnati da molti comuni ai pensionati che ne fanno richiesta. Anche negli orti scolastici, destinati ad allievi e insegnanti delle scuole si inizia a praticare l’ortoterapia. Sono progetti questi che potrebbero ricordare le iniziative sulla coltivazione delle verdure attuate nella riforma scolastica del 1898 dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. Il ministro, col motto “Innamoriamo dei campi le generazioni novelle!”, inserì l’insegnamento sperimentale agrario nella scuola elementare.
Nella mia città, Firenze, tra le iniziative segnalo l’orto giardino della ludoteca dell’Ospedale Pediatrico Meyer, creato come forma di riabilitazione e distrazione per i piccoli pazienti ricoverati. I banbini e i ragazzi, in questo modo, possono ricevere stimoli sensoriali ed emotivi differenti da quelli dell’ambiente ospedaliero, a beneficio di una guarigione più veloce.