Mosca dell’olivo, tra trattamenti speciali e lotta biologica
L’olivo (Olea europea) è una coltura tipica delle regioni del Mediterraneo e ne abbiamo già parlato della potatura in questo articolo. Se considerato come pianta sempreverde, assume sempre più valenza ornamentale e ha acquisito nel corso del tempo sempre maggiore diffusione in parchi e giardini nelle regioni con inverni non troppo freddi, come in Toscana, dove è sicuramente la specie che maggiormente caratterizza il paesaggio della regione. È una pianta che preferisce suoli con terreno calcareo-argilloso e ben drenato. La conoscenza di un territorio e di come si sviluppano i fenomeni climatici e biologici è fondamentale per migliorare e rendere più efficaci le azioni di cura e di impianto delle piante e per valutare la necessità di eventuali azioni di contrasto di eventuali parassiti o patologie fungine, le modalità e i tempi per la loro attuazione.
Uno di questi parassiti che tempo colpisce le colture ornamentali e produttive di olivo è la mosca dell’olivo o mosca olearia, il cui nome scientifico è Bactrocera oleae. Aggredisce i frutti della pianta e ne compromette, se in presenza di infestazioni massive, il raccolto. E’ considerata una delle maggiori avversità che colpisce l’olivo, sia nelle olivete da produzione, che nei giardini, che negli orti urbani.
Che cos’è la mosca dell’olivo
Questo insetto è un dittero tefritide che appartiene alla sottofamiglia dei Dacinae (difatti è chiamata anche daco), classe cui fanno parte anche la mosca della frutta (Ceratitis capitata) e la mosca delle ciliegie (Rhagoletis cerasi), e si caratterizza come specie carpofaga: questo significa che si nutre di frutti, e che in particolare la larva è una minatrice della drupa dell’olivo all’interno della quale creano delle piccole gallerie che portano alla distruzione dei frutti, compromettendo e alterando allo stesso tempo l’olio che contengono, che risulta di scarsa qualità, più acido della norma e con un aroma completamente rovinato a causa di un odore di muffa. I danni che la mosca olearia può arrecare alle colture sono:
- distruzione diretta della polpa dovuta all’attività alimentare delle larve;
- cascola delle drupe infestate;
- alterazione qualitativa delle olive e conseguentemente dell’olio.
Quando le infestazioni avvengono in tarda estate e in autunno, la concomitanza dei tre fattori provoca ingenti perdite nella produzione di olio.
I rischi della mosca olearia
In genere, a finire sotto l’attacco di questa specie sono le piante del genere olea e, in particolare, l’olivo; la diffusione dell’insetto è presente in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Sudafrica, ma dalla fine degli anni Novanta si è estesa anche in California e, probabilmente, in tutto l’areale di coltivazione dell’olivo. Come accennato, è ritenuto il principale “rischio” a carico dell’olivo, perché condiziona in modo sensibile sia l’entità che la qualità della produzione nella maggior parte delle zone di coltivazione. Le olive “bacate”, infatti, possono essere invase da microrganismi che provocano marciumi, oltre a determinare la diffusione di altre patologie, tra le quali la Rogna dell’olivo (nome scientifico Pseudomonas savastanoi).
Com’è fatta la mosca dell’olivo
L’adulto della mosca raggiunge una lunghezza di circa 5 millimetri. I maschi sono di dimensioni ridotte rispetto alle femmine. Il capo è di color giallo fulvo con occhi verde-blu metallico. Le antenne, di lunghezza appena inferiore al capo, sono di color bruno. Il torace sul dorso ha un colore grigio con tre linee longitudinali più marcate. Le ali iridescenti presentano una piccola macchia bruna in prossimità dell’apice. Le zampe sono giallo-rossastre e più scure nella parte terminale. L’addome è fulvo con due tacche nere di grandezza non costante.
Le mosche adulte si nutrono di materiali zuccherini, proteici e del succo che scaturisce dalle olive in seguito alle punture da ovideposizione.
L’uovo si presenta di color bianco-latteo, di forma allungata con le estremità arrotondate.
Le larve sono invece più lunghe, intorno agli 8 millimetri, di colore bianco-giallognolo, di forma ellittica e apode; in genere il corpo si assottiglia verso l’estremità cefalica, dove sono ben evidenti le due mandibole nere, ad uncino, che sporgono dal capo.
Quando colpisce la mosca dell’olivo
L’incidenza degli attacchi di questi insetti è accentuata in regioni con condizioni climatiche con maggiore umidità e con temperature più miti, con una notevole variabilità secondo la varietà, mentre diventa meno marcata nelle zone soggette a temperature massime maggiori e con scarse precipitazioni atmosferiche e su cultivar da olio. Inoltre, anche l’entità della popolazione varia nel corso dell’anno, anche se si evidenziano due picchi consueti: il primo in piena primavera, in corrispondenza degli sfarfallamenti degli adulti della generazione svernante, detto “periodo bianco”, e il secondo, più intenso, a fine estate inizio autunno, quando cioè le olive presentano il massimo grado di recettività, le temperature si abbassano leggermente e il clima diventa più piovoso. Gli adulti individuano la pianta in cui depositare le uova in base al colore del fogliame. Anche nella scelta delle olive per l’ovideposizione il colore costituisce, insieme al grado di maturazione, una grande importanza.
Quando prolifera la mosca olearia
Anche se qualche larva trascorre l’inverno nei frutti rimasti a terra o sulle piante e qualche individuo sopravvivere allo stadio adulto, la maggioranza della popolazione sverna allo stadio di pupa nel suolo. Sintetizzando, le condizioni ambientali favorevoli agli attacchi della mosca dell’olivo sono principalmente tre: un regime termico moderato, in cui le temperature non superano i 32-34 °C; clima umido e tipologia di cultivar, in particolare quelle precoci, quelle da mensa, coltivate in regime irriguo. Per questo, l’incidenza della mosca olearia varia passando dalle regioni meridionali a quelle settentrionali e dalle regioni costiere a quelle più interne, mentre dal punto di vista della stagionalità le infestazioni estive sono generalmente contenute e i picchi di infestazione sono più forti dal mese di settembre fino all’arrivo dei primi freddi, soprattutto con piogge frequenti.
Il rapporto tra insetto e coltivazione
È stato poi messo in luce un altro fattore, all’apparenza singolare, ovvero il rapporto tra l’alternanza di produzione, fenomeno a cui l’olivo è particolarmente predisposto, e l’intensità degli attacchi degli insetti: in genere, infatti, la mosca colpisce in modo più intenso nelle annate di scarica (ovvero di bassa produzione), mentre la sua azione è più limitata in quelle di carica (alta produzione), per cause in parte biologiche e in parte agronomiche.
Nelle annate di scarica, infatti, sulle piante sono presenti olive residuali dall’anno precedente, che realizza un picco di popolazione più elevato in corrispondenza degli sfarfallamenti primaverili e un potenziale riproduttivo più alto, che trova poi manifestazione concreta in attacchi più intensi e più precoci. Al contrario, nella successiva annata di carica la popolazione della prima generazione è più contenuta e il potenziale riproduttivo è modesto, con conseguente ritardo degli attacchi, diluiti per giunta su una produzione di olive di maggiore entità. La popolazione della mosca è soggetta a un insieme di elementi limitativi la cui rilevanza varia in funzione delle condizioni climatiche e ambientali.
Trattamenti mosca olearia, quali sono i principali
Da quanto scritto emerge dunque la pericolosità della mosca dell’olivo, che produce danni sia quantitativi che qualitativi ai frutti e all’olio; per combattere questo insetto, comunque, esistono diverse tipologie di intervento:
- interventi con tecniche biologiche (utilizzando antagonisti naturali);
- interventi con lotta biotecnologica mediante l’uso di trappole;
- interventi con lotta chimica, sia preventiva che curativa, che comunque si tende a limitare per ridurre la diffusione di insetticidi e fitofarmaci utilizzati, a vantaggio dell’ambiente e della salute delle persone.
Lotta biologica mosca olearia, come funziona
Uno dei più antichi rimedi agli attacchi e alla proliferazione della mosca si concretizza nell’impiego dei suoi diversi antagonisti naturali, a cominciare dal lancio di Opius concolor, di Beauveria bassiana, di Bacillus thuringiensis e di altri parassitoidi e parassiti nemici della Bactrocera oleae.
Tuttavia, la tecnica di lotta biologica alla mosca olearia si rivela efficace solo in casi di infestazioni ridotte, a causa della difficoltà di raggiungere la larva in profondità. Più consigliato, allora, utilizzare rimedi integrati di più tecniche di lotta, impiantando varietà di olivi più resistenti agli attacchi delle mosche e intervenendo con trattamenti preventivi con esche proteiche avvelenate o prodotti a base di rame o caolino, e procedendo poi a rimuovere le olive infestate per limitare lo sviluppo degli adulti e monitorando le condizioni climatiche.
In Toscana e in altre aree è comune anche la pratica di realizzare trattamenti preventivi a difesa delle piante con formulati a base di rame per sfruttarne alcune caratteristiche fitotossiche, indurisce la cuticola della drupa, funge da repellente per la femmina, oltre ad essere un antibatterico naturale per alcuni ceppi di cui si nutrono gli adulti . E’ importante ricordare che al momento della frangitura sarà opportuno lavare bene le olive. Oltre al rame anche il propoli ha avuto una buona attività antibatterica, oltre ad essere una sostanza naturale e attrattiva degli insetti pronubi utili per l’impollinazione dei fiori. Utile sapere che i metodi di difesa preventiva devono essere messi in campo prima della diffusione della mosca. Altro preparato naturale con azione repellente nei confronti della mosca è il caolino, un’argilla di estrazione mineraria. Si cospargono le piante di questa sostanza fino a coprire tutta la vegetazione di un colore biancastro lucente che serve a mascherare i frutti e ad ingannare le femmine in fase di ovo deposizione.
Lotta biotecnologica e trappole per mosca olearia
Sempre più comune è anche la lotta biotecnologica alla mosca dell’olivo, basata sull’utilizzo di trappole innescate con vari attrattivi per la cattura degli adulti dell’insetto. Le capacità attrattive e di cattura di una trappola variano in base alle sue caratteristiche strutturali (forma, dimensione, mezzo di trattenimento) e dai fattori di richiamo con cui è attivata, che possono essere di natura fisica (colori) o chimica (odori). Ad oggi, le principali tipologie presenti sul mercato sono:
- trappole per il monitoraggio (trap test, formate di materiale plastico e cosparse di materiale appiccicoso), che servono appunto a verificare l’andamento delle popolazioni della mosca e stabilire la soglia d’intervento nel caso di lotta chimica;
- mass trapp (trappole per la cattura massiva o mass trapping), che servono per la cattura in quantità degli adulti, al fine di abbattere le infestazioni al di sotto della soglia d’intervento.
A loro volta, si distinguono poi in:
- trappole cromotropiche (che sfruttano l’effetto attrattivo dei colori);
- trappole a feromoni;
- trappole chemiotropiche, che impiegano sostanze azotate volatili che attirano le mosche e che risultano le più affidabili per il monitoraggio.
Se siete preoccupati da questo problema, potrete visitare il mio sito per contattarmi.
Salve
Volevo sapere quali sono i principi attivi ammessi contro la mosca in termini di interventi chimici nel 2017.
Grazie
Buon giorno, non so da che regione o città mi sta scrivendo. Bisognerebbe sapere se lei sta parlando di trattamenti per giardini o per agricoltura. Le due cose sono molto diverse e con implicazioni distinte.
Per avere queste indicazioni in modo dettagliato potrebbe chiedere all’ente preposto di riferimento della sua zona (es. ASL, provincia, Arpat, o simili). Diversamente rischierei di fornirle indicazioni approssimative e non corrette.
Saluti,
Tiziano Codiferro
scrivo da Modugno (BA sud) è una informazione per agricoltura .Sono indeciso se fare il trattamento fitosanitario, perchè le olive sono diventate nere colore di maturazione dopo una estate secca. Nei mesi caldi ho irrigato ma la raccolta è prematura. SPERO di fare olio per coprire una parte di spese….
Saluti
Buona sera, prima di aggravare ulteriormente le sue spese per la gestione degli olivi con un trattamento insetticida per la mosca dell’olivo, le consiglierei di verificare in che misura l’insetto è presente. Se l’infestazione è pesante potrebbe intervenire, altrimenti potrebbe non trattare. Si ricordi che i prodotti insetticidi hanno dei tempi di carenza e di rientro indicati chiaramente sulle etichette dei rispettivi contenitori. Valuti bene se il periodo di carenza è inferiore o meno e, se si di quanto, rispetto alla data prevista da lei per la raccolta delle olive.
Tiziano Codiferro
Come stabilire la soglia d’intervento con trappola a feromoni in Molise? Ovvero quante mosche devo catturare per poter dichiarare che devo porre rimedio comico?
Stabilire la soglia di intervento con trappole a feromoni o citotropiche non è affatto facile. E’ possibile che nelle trappole siano presenti adulti in quantità ma le condizioni climatiche siano cambiate, distruggendo larve, uova o pupe della mosca. Oppure ancora, che le mosche nella propria oliveta siano solo di passaggio perchè non trovano le condizioni ottimali per riprodursi. Prima di intervenire con trattamenti antiparassitari è bene osservare le olive presenti sugli alberi, le mosche catturate nelle trappole e anche le condizioni meteo che ci sono state e che ci saranno. Nel dubbio meglio farsi consigliare da un professionista. Inoltre, è importante sapere prima quali sono le soglie di danno causato dalla mosca che si è disposti a tollerare.
Un’azienda agricola produttrice di olio avrà una soglia piuttosto bassa, un privato che produce per diletto potrebbe averla più alta o forse anche molto più bassa.
Buon girdinaggio,
Tiziano Codiferro