El Pedregal ed altre opere di Luis Barragan, l’architetto dai mille colori
“La mia casa è il mio rifugio, un’architettura emozionale“, “Credo in un ‘architettura emotiva.” “La costruzione e il godimento di un giardino abituano le persone alla bellezza, al suo uso istintivo, persino alla sua ricerca”. “Credo che gli architetti debbano progettare giardini da utilizzare, tanto quanto le case che costruiscono, per sviluppare un senso di bellezza, il gusto e l’inclinazione verso le belle arti e altri valori spirituali.” Luis Barragan.
Con questo breve estratto da una sua intervista, già si intravede il pensiero di Luis Barragán, architetto e ingegnere messicano, considerato come il protagonista della scena architettonica del suo paese del XX secolo.Luis Ramiro Barragán Morfín nacque a Guadalajara il 9 marzo del 1902 in Messico e morì il 22 novembre 1988, sempre in Messico a Città del Messico.
Oltre che alle costruzioni, la sua attenzione è rivolta anche all’architettura del paesaggio, per la quale lo possiamo definire come un raffinato progettista. Nei suoi progetti egli crea scenari simili a quelli disegnati da de Chirico nei suoi quadri. Il muro ha una doppia valenza nelle sue opere, viene visto come un’entità superiore e come uno dei protagonisti di un paesaggio quasi onirico. Il muro è uno schermo sul quale proiettare i colori impercettibili del sole messicano, così intenso da apparire quasi bianco. Le incredibili fontane e le piazze, progettate e costruite con cura impareggiabile, costituiscono la scena sulla quale si muovono esseri fuori dal tempo. Il suo approccio al design è classico e quasi fuori dal tempo, gli elementi della sua architettura sono affondano le loro radici nelle tradizioni culturali e religiose del Messico.
In questa breve descrizione delle capacità di Luis Barragán, dobbiamo ricordare un altro personaggio messicano,Armando Salas Portugal, grande fotografo del paesaggio e dell’architettura messicana, che, per oltre quaranta anni ha seguito e fotografato il lavoro di Barragan in esclusiva. Ha documentato il variopinto e sconfinato paesaggio messicano da una prospettiva unica, tra questi regioni montuose, valli con vulcani attivi, deserti e altopiani, montagne remote e giungle con rovine maya.
Salas Portugal incontra Luis Barragán in una esposizione fotografica nel 1944 a Città del Messico, dove tra le fotografie esposte è presente anche un’immagine dell’altopiano lavico Pedregal de San Ángel, dove Barragán avrebbe successivamente progettato un quartiere residenziale.
Per dare un altro stimolo alla curiosità di chi è appassionato di giardini e di tutto quello che ci ruota intorno, un’altra menzione la dobbiamo anche a Renè Burri. Ma che cosa ha a che fare con il mondo del giardino e del paesaggio un famoso fotografo svizzero, noto per i suoi ritratti di Pablo Picasso e “Che” Guevara? Anche lui ha fotografato le opere di Barragán e ha contribuito a diffonderne il pensiero con le sue fotografie.
Le opere di Luis Barragan, l’architetto dai mille colori: El Pedregal
I progetti architettonici di Barragán creano una commistione forte tra l’interpretazione moderna degli stili di vita tradizionali messicani osservati nelle haciendas, la sensibilità sul paesaggio del paesaggista Ferdinand Bac assieme all’architettura mediterranea con radici nella cultura arabo-andalusa.
Per capire l’ammirazione di Barragán per Ferdinand Bac è sufficiente leggere questa sua frase: “L’anima dei giardini contiene la più grande quantità di serenità in tutto il lavoro dell’uomo.”
Nel 1944, Barragán acquista un terreno, chiamato El Cabrio (la penna di capra), di fronte a El Pedregal. Un terreno, popolato da grandi querce sempreverdi al confine con il fiume La Magdalena, ricco di stimoli per la sua immaginazione. Incantato dalla bellezza ancestrale della sua non comune vegetazione e dalle forme create dalle eruzioni vulcaniche, Barragan inizia a elaborare l’idea dii trasformare l’inospitale El Pedregal in un giardino accogliente.
Qui l’uomo e la natura possono trovare equilibrio e pace. Il progetto di Barragan è quello di creare un quartiere residenziale, che rispetti in pari misura le due anime del luogo, le incredibili formazioni di lava e la vegetazione autoctona. Il giardino è l’anima dell’abitazione, il luogo principe in cui accogliere gli ospiti. Le stanze sono ambienti semplici, ognuna con la sua funzione di base, dormire, un magazzino per le cose e un rifugio dalle ostilità del clima.
Insieme all’agente immobiliare, Jose Alberto Bustamante, acquista ad un prezzo ragionevole 865 acri di El Pedregal de San Angel. In un primo momento, i potenziali clienti si spaventano, per la presenza di serpenti e per le pietre affilate del terreno. Per dimostrare che le sue idee avevano un fondamento, Barragan costruisce tre giardini come esempio concreto delle sue idee. A questo scopo utilizza cactus, fiori selvatici, alberi di pepe e altre piante del posto. I camminamenti e i sentieri sono ricavati nelle rocce. Pozze d’acqua e muri di pietra sono costruiti in modo apparentemente naturale, tanto che i giardini così creati, sembra siano nati insieme alle colate di lava.
Per creare le porte di accesso, Barragan crea dei passaggi qua e la nelle pareti di roccia con alti paletti di ferro colorati di rosso e verde fosforescente. Lo spazio si arricchisce di fontane decorative e piazze.
Il suo progetto finale prevedeva la trasformazione del deserto di lava in un nuovo paesaggio. Le forme create per proteggere le abitazioni emergono dalla nuda terra. L’armonia architettonica è il suo principale limite imposto per rispettare le anime della sua creazione. Tutte le costruzioni devono rispettare un design moderno, quello coloniale è considerato fuori luogo. Le alte pareti esterne delle case devono essere di pietra lavica, in omaggio alle tipiche abitazioni messicane.
Tutto questo è fatto per consentire alla creazione della natura e a quella dell’uomo di cantare una sola canzone, fatta di forme e colori, che con il tempo cambiano e si intrecciano in modo inestricabile.
La prima abitazione viene costruita nel 1945, nel 1950 ce ne sono circa cinquanta, di cui solo sei approvate dall’architetto come rispettose dell’idea originale. Nel 1960, le 900 abitazioni costruite coprivano circa 2.500 acri, la gran parte delle quali avevano perso la visione del creatore de El Pedregal de San Angel. Ancora una volta, un’occasione perduta per l’architettura e gli estimatori dell’armonia uomo-natura.
La bellezza abbagliante di casa Barragán
Mentre Barragán stava elaborando il progetto de El Pedregal de San Angel, costruisce una nuova casa nel terreno confinante con casa sua (ora Casa Ortega), dove si trasferì nel 1948 e dove ha passato il resto della sua vita. Casa Barragán crea una combinazione unica tra un esterno sobrio e uno spazio interno fertile. Le pareti scultoree sono ideate con colori quasi abbaglianti e costruite con materiali del luogo, gli spazi sono composti dalla luce e dal giardino. In questo luogo la casa e il giardino sono una cosa sola, l’uno non vive senza l’altro e viceversa.l giardino entra in casa attraverso una finestra divisa in quattro riquadri, come un mare di luce e colore. Il tavolo da pranzo viene sistemato all’interno della casa in inverno, e all’esterno, su una terrazza scoperta, fatta di mattoni rosa, durante la primavera e l’estate.
L’edificio crea armonia tra la ricca tradizione messicana e i nuovi valori provenienti da un occidente in trasformazione e sempre operoso. Nel 2004 è stato inserito tra i siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO, in quanto è un’opera che, meglio delle altre, rappresenta di un architetto così legato alle tradizioni e alle loro evoluzioni.
Cuadra San Cristobal, tutte le emozioni dell’architettura
Nel 1968 costruisce Cuadra San Cristóbal che fa parte del progetto Los Cubles, di cui è parte integrante la Egerstrom House e la Fountain of Lovers. È stata costruita per la famiglia Folk e Egerstrom. Situata in un sobborgo di Città del Messico. Come abbiamo anticipato sopra, il tratto essenziale delle opere di Louis Barragán è costituito dall’architettura emozionale, che ritroviamo chiaramente in Cuadra San Cristóbal. Qui si mostra in modo evidente la tendenza dell’architetto a creare spazi senza un ordine predefinito, ma colmi di emozione e poesia.