La pianta della belladonna, come fiorisce e informazioni utili
La belladonna è una pianta medicinale molto diffusa da secoli, usata in fitoterapia dai medici come spasmolitico. Atropa belladonna (Belladonna, in inglese deadlynightshade ), appartiene alla famiglia delle Solanaceae. E’ un arbusto perenne, comune in Italia nelle regioni Alpine, pre-Alpine ed Appenniniche. La Belladonna ha foglie e bacche altamente tossiche, è originaria dell’Europa, dell’Asia occidentale e del Nord Africa.
In natura non si diffonde con facilità, poiché è il cibo preferito dai coleotteri delle pulci. Inoltre, non tollera molto bene la luce solare diretta. Si trova più comunemente in zone umide e ombreggiate, in terreni ricchi di calcare. Il suo utilizzo come pianta da giardino non è molto diffuso, talvolta è anche considerata un’erbaccia. All’interno delle sue foglie sono contenuti i flavonoidi, ritenuti responsabili dell’effetto spasmolitico, nelle radici si trova in quantità maggiore l’hyoscyamina. Mentre, l’atropina è contenuta quasi in pari misura in foglie e radici. Questi alcaloidi sono molto velenosi e sono contenuti anche nei frutti della pianta, che assomigliano a ciliegie dal colore nerastro e dal sapore dolce.
In tempi antichi, la pianta veniva utilizzata come anestetico naturale durante le operazioni chirurgiche, i romani la utilizzavano come veleno per delitti politici o passionali, oppure per bagnare la punta delle frecce per la caccia.
Belladonna proprietà e caratteristiche
La Belladonna, è una pianta erbacea e perenne, con un rizoma dalle grandi dimensioni, dal quale cresce un fusto robusto, eretto e ramificato. La pianta raggiunge un’altezza, a maturità, compresa tra i 70-200 cm. Le foglie, allo stesso modo del fusto, sono ricoperte di peli ghiandolari. Questi sono i responsabili dello sgradevole odore emanato dalla pianta. Le foglie composte hanno una lunghezza fino a 20 cm.. I fiori compaiono sulla pianta tra giugno e luglio, talvolta prolungano la fioritura fino a settembre. Il colore dei fiori è, generalmente viola ma nella varietà lutea, sono gialli.
I frutti della belladonna sono bacche che cambiano colore col tempo. Nascono verdi per poi arrivare ad un viola scuro, quasi nero, hanno un diametro di circa 1 centimetro. Il loro sapore dolciastro, fa sì che gli animali immuni, come pecore, maiali, cervi, capre, uccelli, se ne cibino. Dopo la digestione, espellendo i semi tramite le feci ne favoriscono la diffusione nell’ambiente.La maggior parte dei loro alcaloidi si trova nel seme.
La germinazione dei seminon è sempre facile, poiché al loro interno sono contenutidegli inibitori della germinazione. Per vedere spuntare delle nuove piantine dai semi, sono necessarie alcune settimane. Questo avviene, in genere, in un terreno sterile, caldo e umido ma non nelle abituali condizioni che possiamo avere in giardino. La belladonna può dare problemi con i trapianti delle giovani piante.
La belladonna è una delle piante più tossiche che si possano trovare nell’emisfero occidentale. Le bacche sono un grande pericolo per i bambini, poiché assomigliano a delle ciliegie ed hanno un sapore dolce. Di solito, la radice della pianta è la parte più tossica. L’avvelenamento da belladonna può portare a debolezza, mancanza di coordinazione e coliche.
Belladonna, coltivazione, semina, trapianto, irrigazione.
La belladonna è una pianta che difficilmente troverete nei giardini o nelle terrazze, visto che non ha particolari doti estetiche.
La Belladonna se messa a dimora in piena terra,si adatta molto bene anche a terreni poveri, a patto che siano ben drenati. In caso di ristagni d’acqua, è soggetta facilmente a marciumi radicali, che determinano forti danni sulla pianta. Se piantata in vaso, si hanno piante rigogliose e in buona salute, con substrati neutri, piuttosto sciolti ma privi di parti eccessive di sabbia o simili. Diversamente, la pianta non riuscirebbe a sostenere il peso dei rami prima e dei fiori poi. I contenitori da utilizzare, dovranno essere sufficientemente capienti da ospitare la pianta per alcuni anni, visto che mal sopportano i travasi. Questo significa che dovremmo avere vasi grandi dedicati solo alla Belladonna. Un altro motivo per cui risulta difficile la convivenza con altre piante in vaso in terrazzo è dato dal fatto che da i primi di giugno, ai primi di settembre i vasi con la nostra ospite dovranno essere rigorosamente asciutti. E’ molto difficile trovare altre piante con esigenze simili.
Per i nuovi impianti, in commercio all’inizio della stagione, troverete bulbi dalle dimensioni ridotte. Come ogni altro bulbo, dovranno essere messi a dimora ad una profondità di circa due volte la sua dimensione. Con il tempo, crescendo i bulbi arriveranno al livello del terreno. Se avrete la fortuna, in estate, di trovare bulbi di dimensioni maggiori, dovrete metterli in terra appena sotto la superficie, per far sì che il nuovo getto esca facilmente. Il momento ideale per effettuare un nuovo impianto è a fine settembre, inizio ottobre. Per bulbi di dimensioni inferiori si può procedere anche all’inizio della primavera, dopo le gelate tardive.
Per avere i fiori dai nuovi bulbi, occorrono di solito dai due ai tre anni. Con la crescita della pianta originaria, si avrà una crescita anche di nuove appendici dai bulbi, che al momento opportuno potranno essere asportati per creare nuove piante. Per mantenere le piante esistenti, dovrete averne cura con irrigazioni regolari, quando richiesto e con concimazioni periodiche. L’apporto di nutrienti, con moderazione, all’inizio della primavera e durante l’autunno, permetteranno alla pianta di accumulare materiale di riservache questa impiegherà per le future fioriture.
Per le piante che avrete deciso di coltivare in vaso, avrete migliori risultati di fioritura, se darete acquanella giusta quantità e con regolarità, durante la produzione delle infiorescenze, avendo cura di non bagnarle mai. In autunno, successivamente alla fioritura, vedrete nascere le foglie sulla vostra pianta di Belladonna. Questo continuerà anche in inverno, per far sì che la pianta si carichi di nuovo per la stagione primaverile, fino alla fine di maggio, con l’avvento dei nuovi fiori.
Se coltivate in vaso, le piante si danneggiano più facilmente per il freddo di quelle mantenute in piena terra.
Se volete provare a generarenuove piante da seme, dovrete avere molta pazienza e ancora di più dovrete averne per vederle fiorire. Potrebbero occorrere anche più di sei anni, prima di vedere i nuovi fiori.
I danni maggiori alle piante possono essere causati da limacce o dalle mosche dei bulbi, oltre che dalle basse temperature. Anche i recipienti di piccole dimensioni possono creare danni alla pianta che risulterà così debole e dall’aspetto poco piacevole.
Semina e messa a dimora della belladonna
Come già precedentemente accennato la semina della belladonna non è del tutto semplice, dato che i semini necessitano di essere vernalizzati, lasciandoli all’aria aperta durante la stagione invernale o direttamente dentro al frigorifero. Processo che tipicamente avviene in natura, tramite il passaggio nello stomaco dell’animale che successivamente tramite le feci distribuirà i semi di belladonna.
Prima di procedere alla semina della belladonna è necessario immergere i semi in acqua calda per cercare di uccidere eventuali parassiti che tendono a nutrirsi dei germogli appena nati. Durante il mese di marzo i semi possono essere inseriti un lettorinoben drenato e leggermente calcareo, la loro germinazione è piuttosto lunga serviranno infatti dalle 4 alle 6 settimane per notare la germinazione.
Essendo particolarmente sensibile alla presenza di insetti e parassiti è indispensabile prima di introdurla in un appezzamento di terreno preparare la zona controllando che non ci siano piante infestanti ed eventuali parassiti, cercando di pulire il tutto in profondità.
Il periodo migliore per la messa a terra è il mese di maggio, successivamente al periodo delle piogge scegliendo delle zone d’ombra ma evitando sbalzi di temperatura, dato che i freddi intensi potrebbero danneggiare le piante specialmente quando sono giovani. Durante il primo anno è fondamentale cercare di coprire il piede prima dell’arrivo dell’inverno con stallatico maturo o altro materiale di pacciamatura, e soprattutto durante il primo periodo di vita è fondamentale prestare attenzione alla pulizia dalle infestanti.
Dal terzo anno in poi è possibile prelevare le foglie per scopi medicali solitamente in due cicli di raccolta, uno da effettuare nel mese di maggio l’altro a settembre, prestando attenzione a non spogliare completamente la pianta, e scegliendo le foglie miglior, quelle sane e verdi, e non attaccate dai parassiti.
I parassiti più temuti dalla belladonna sono i coleotteri che tendono a perforare le sue foglie rendendole praticamente inutili e invendibili. Gli attacchi dei coleotteri sono favoriti da una posizione troppo soleggiata o da un terreno particolarmente acido, ecco perché bisogna coltivare la pianta almeno in zone a mezz’ombra e pacciamare il terreno per far sì che sia sempre umido, o in alternativa utilizzare gli o insetticidi specifici.
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