il paesaggio e il disegno del verde urbano
“Paesaggio, sistema e qualità del verde urbano sono i tre elementi chiave dai quali bisogna partire per garantire la vivibilità delle nostre città e del nostro territorio”.
Scrive così il prof. Guccione (docente di architettura del paesaggio all’Università degli studi di Firenze) in un articolo uscito su “Linea Verde” nell’ottobre 2012. Menziona la Convenzione Europea del Paesaggio come “road map” del paesaggista per potersi approcciare in maniera corretta al paesaggio. La convenzione è uno strumento fondamentale che noi tutti abbiamo per proteggere i nostri territori, adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente del Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000, sancito ufficialmente a Firenze il 20 ottobre 2000.
Un documento in cui ritroviamo un passaggio su “Pianificazione dei paesaggi” per indicare le azioni lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.
Vengono spesso usati concetti come “valutare”, “valorizzare”, “ripristinare”, ma è difficile non concordare che per prima cosa bisogna arrestare la distruzione dei nostri paesaggi!
Guccione spiega come sia indispensabile far capire alle Amministrazioni che ogni licenza edilizia che prevede consumo di suolo è un crimine. Per valorizzare il territorio, al contrario, bisogna fermare il consumo indiscriminato di suolo, restaurare l’esistente di pregio e abbattere gli edifici di scarsa qualità per edificarne di migliori, più funzionali ed esteticamente validi.
La parola chiave per chi si occupa di progettazione o di pianificazione urbanistica deve essere: interconnessione.
In un sistema in cui ogni struttura lineare può essere valida per contribuire a valorizzare il paesaggio, acquista grande importanza il collegamento tra spazi aperti e spazi verdi.
Già a fine Ottocento l’architetto e urbanista statunitense Olmsted intuì la grande potenzialità del verde urbano nel collegare gli spazi aperti con il tessuto cittadino progettando la famosa collana di smeraldi di Boston.
Questo tema, oggi, sta sollevando un grande interesse. Sentiamo, infatti, spesso parlare di reti ecologiche, green way, raggi verdi, cinture verdi… concetti che descrivono un unico obiettivo: collegare gli spazi aperti non ancora sottratti dall’urbanizzazione per migliorare e far respirare gli ambienti in cui viviamo.
Questi nuovi (o recuperati) spazi urbani sono in grado di ridare un senso a un territorio che spesso viene messo da parte, o abbandonato. La sfida di paesaggisti, urbanisti e amministrazioni sta nel realizzare progetti non solo belli da vedere ma anche validi dal punto di vista ecologico, funzionale e sociale. Perché un progetto del verde urbano è riuscito solo se è realmente vissuto dalla gente.
Barrir Park – London
Chi utilizzerà quel luogo dovrà appropriarsene, sentirlo suo, in modo da avvertire la necessità di proteggerlo e rispettarlo come una cosa propria.
Nei giorni nostri è difficile pensare che possano essere finanziati progetti grandiosi e che richiedono grande manutenzione. Possiamo, in alternativa, fare riferimento a progetti semplici, essenziali, che nascono da uno studio approfondito del contesto e che mirano a restituire alla comunità un’area verde adatta alle sue esigenze e rispettosa delle sue tradizioni.
Per alcune considerazioni si fa riferimento all’articolo: Biagio Guccione (Ottobre 2012) “Il paesaggio ed il disegno del verde urbano”, Linea Verde, Como, A. 37 – N° 6, Como, pag.30-33.