I Giardini di Augusto a Capri
A chi si trova in vacanza a Capri vorrei proprio consigliare di non perdersi i Giardini di Augusto, quel piccolo gioiello verde incastonato appena sopra il mare di un blu profondo che abbraccia Marina Piccola e circonda i Faraglioni.
Dalla Piazzetta del centro storico bastano pochi minuti per raggiungere questo piccolo angolo di paradiso adagiato su splendide terrazze a picco sul mare, raccolto e ben curato.
Chi qui si sottrae per un poco all’allegra confusione delle vie più frequentate, può godere della frescura all’ombra degli alberi e riposarsi in contemplazione di una vista unica al mondo.
Da una parte i giardini sovrastano la Via Krupp, che attraverso un bianco percorso a tornanti – ricavato dalla roccia con criterio ingegneristico – porta direttamente alla baia di Marina Piccola, disegnando una delle più spettacolari passeggiate panoramiche dell’isola.
Ed è proprio all’industriale tedesco Friedrich Alfred Krupp che si deve ai primi del ‘900 anche la nascita di questo giardino acquistato a ridosso della Certosa di San Giacomo, con l’intento di costruirci la propria dimora e di collegarla agevolmente al mare attraverso la via citata.
Donato al comune di Capri, il luogo dal 1918 ha preso il nome di Giardini di Augusto, in memoria degli antichi insediamenti romani sui quali sono edificati i giardini.
Nel 1901 Krupp aveva incaricato dell’impianto quello che sarà uno dei due progettisti (l’altro fu Edwin Cerio), dei parchi e giardini di Capri, il maestro giardiniere e vivaista Domenico Ruggero detto Mimì.
Un esperto conosciuto e apprezzato da tutti i più illustri frequentatori dell’isola di inizio ‘900, cioè da quegli artisti, letterati o – come la regina Vittoria di Svezia – membri del jet set internazionale, che innamorati dell’isola iniziavano ad acquistare case e terreni per farne il loro buen retiro. A lui essi si affidavano per delineare il nuovo paesaggio di luoghi come Villa Lysis, Casa Caprile, Villa Torricella, Villa Il Rosajo ad Anacapri, Villa la Schiava, o il bosco di Tamborio.
Se infatti per tutto l’800 la fitta vegetazione autoctona era stata disboscata senza ritegno, restituendoci un territorio spoglio e brullo, fortunatamente nel Novecento era iniziato un diffuso rimboschimento ad opera soprattutto degli inglesi trapiantati, nell’intento di ricreare ampie oasi a difesa delle specie botaniche in via di estinzione e d’immergere le abitazioni in una selva verde.
I Giardini di Augusto furono quindi parte di un processo generale di reintroduzione della vegetazione mediterranea prima depredata: pini d’Aleppo, cipressi, ginepri, palme, lecci, buganvillee e mimose; l’immancabile macchia di sempreverdi, mirti e allori, vivacizzati dai colori delle aiuole di ginestre, gerani, dalie, narcisi, anemoni e iris tornarono così a colonizzare tutti i versanti dell’isola.
Specie spontanee indigene come l’asfodelo, la campanula delle rupi, il giglio rosso del Monte Solaro, il croco e le viole – grazie alle cure di Edwin Cerio – ripresero a crescere sulle terrazze affacciate sulle baie, mentre piante come il fiammeggiante tulipano selvatico, la Tulipa praecox, ancora presenti in quegli anni, purtroppo non ce la fecero e scomparvero per sempre.
La varietà delle piante custodite fa dei Giardini di Augusto un piccolo orto botanico, che avvolge il visitatore d’incomparabile frescura, offrendogli ristoro, panorami, statue neoclassiche e un imponente monumento a Lenin, donato a suo tempo da Giacomo Manzù.
* foto di – CC BY 2.0 e