Considerati alla stregua di un palliativo delle cure mediche per gran parte del XX° secolo, gli healing gardens o giardini terapeutici stanno oggi tornando in grande stile, tanto da essere considerati – secondo l’American Society of Landscape Architects – parte integrante e indispensabile nella costruzione di più dell’80% dei nuovi ospedali in USA.

Pare infatti che ai malati come alle persone sane bastino solo 3-5 minuti di esposizione alla vista di un paesaggio dominato da alberi, fiori e giochi d’acqua per iniziare ad abbattere i livelli di stress, ansia, rabbia o dolore ed entrare in uno stato di rilassamento; a queste conclusioni portano diversi studi effettuati con la misurazione delle variazioni di parametri fisiologici come la pressione sanguigna, la tensione muscolare, l’attività elettrica del cervello o le pulsazioni cardiache.

Quindi con l’healing garden affrettare la guarigione o migliorare la qualità della vita delle persone malate si può.

In tutto il mondo si raccolgono dati per comprendere quali caratteristiche debbano avere questi spazi verdi che curano: se anche può esservi sembrata visionaria l’idea antica che basti la brezza fresca del mattino, il sole filtrato dalle foglie e il verde profumato di un giardino per sollevarci da ciò che ci affligge, sappiate che viene ripreso un po’ ovunque lo studio pubblicato nel 1984 sulla rivista Science dallo psicologo ambientale Roger Ulrich (Texas A & M University). Ulrich definisce la natura come una ‘distrazione positiva’ ed è stato il primo a utilizzare i criteri severi della sperimentazione scientifica per quantificare gli effetti sulla salute della presenza di un giardino o anche solo di una vista panoramica sul parco in un luogo di cura. Le sue ricerche hanno registrato tempi di guarigione più brevi, minore utilizzo di antidolorifici e inferiore incidenza di complicanze post-operatorie per i pazienti reduci da interventi chirurgici che ne potevano godere, rispetto a quelli la cui finestra di corsia dava ad esempio su un muro di mattoni.

Eppure, la ricerca rileva che non tutti i giardini sono ugualmente efficaci. Un giardino terapeutico deve essere uno spazio verde specificamente progettato sulle esigenze fisiche, psicologiche, sociali e spirituali delle persone cui è destinato, siano esse in ospedali, in ospice, in residenze che si occupano di anziani o di malati terminali o addirittura in strutture che accolgono bambini.

Tra i punti principali della progettazione c’è quello di animarlo tutto l’anno con specie botaniche non tossiche ed autoctone e in grado di attrarre e ospitare specie animali gradevoli e amiche, come uccellini, scoiattoli, pesci e farfalle, rendendolo adatto sia agli utilizzatori passivi seduti in contemplazione a prendere il fresco, sia agli utenti attivi, ad esempio attraverso l’orto terapia e la coltivazione di piante.

Nel 1995 i ricercatori Cooper Marcus e Marni Barnes ricevettero sovvenzioni per l’osservazione dei layout e dell’uso quotidiano di numerosi giardini situati in ospedali nel nord della California, attraverso visite, rilievi e interviste. Dalla ricerca sono emersi diversi modelli, poi analizzati da successivi studi in altri contesti, che ne hanno tratto le linee guida per la progettazione degli healing gardens.

Tra i punti più importanti oltre a quelli già citati:

  • Utilizzate composizioni lussureggianti e su più piani di sviluppo, dagli alberi ombrosi, agli arbusti, alle piante fiorite, con zone bordate da giochi d’acqua e fontane (non troppo rumorose)che consentano la sosta per chi è semplicemente alla ricerca di relax.
  • La vegetazione dovrebbe occupare circa il 70% dello spazio, a fronte di passerelle lisce e piazzole per circa il 30%.
  • Quello che si può fare in un giardino è importante quanto quello che si vede: i risultati delle “mappe comportamentali” ci parlano di aree di conversazione privata; di lisci viali alberati che invitano passeggiate, fruibili anche da chi usa tutori o sedie a rotelle; di arredi leggeri posizionabili in ombra o al sole per favorire conversazioni e interazioni tra le persone; di piante che attirano uccelli, scoiattoli e altri piccoli animali selvatici da osservare.
  • È importante proporre soluzioni pensate per il tipo di utenza: se le persone di mezza età, per esempio, nel giardino tendono a cercare relax e tranquillità, gli individui più anziani sono più propensi a cercare stimoli e interazione.
  • Bene coinvolgere i cinque sensi, ma abbiate cura di evitare fiori intensamente profumati o altri odori forti per i pazienti sottoposti a chemioterapia.
  • Rendetene facile l’accesso, senza barriere architettoniche o porte troppo pesanti da aprire; i giardini terapeutici non dovrebbero essere nemmeno troppo lontani dagli edifici che ospitano i pazienti.

Come spiega Cooper Marcus: “Trascorrere del tempo interagendo con la natura in un giardino ben progettato non cura il cancro né guarisce una gamba gravemente ustionata. Ma ci sono buone evidenze che possa ridurre i livelli di dolore e stress e, così facendo, rafforzare il sistema immunitario, in modo da aiutare il corpo a guarire, anche attraverso tutti gli altri trattamenti“. Trascorrere il tempo all’aperto negli healing garden pare essenzialmente provocare emozioni positive nelle persone, migliorandone la sensazione di benessere, bilanciandone il ritmo circadiano e l’assorbimento di vitamina D.

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