Healing gardens: guarda l’albero e guarisci
Se nel XX secolo gli Healing gardens o giardini terapeutici erano considerati come un palliativo per la cura dei pazienti, oggi vengono costruiti con sempre maggiore frequenza all’interno delle strutture sanitarie. In questi giardini, esiste un’alta correlazione tra la progettazione del giardino stesso e la programmazione del futuro utilizzo di questi luoghi. La relazione tra progetto e uso è volta a migliorare i benefici terapeutici per i futuri pazienti e per coloro che li assisteranno.
Quali dovessero essere le caratteristiche del giardino terapeutico è stato stabilito agli inizi degli anni novanta del XXI secolo da un gruppo di lavoro dell’American Horticultural Therapy Association (AHTA), sulla base delle migliori pratiche e di principi di progettazione basati sull’esperienza e sugli studi fatti. Successivamente, altri gruppi di studio hanno contribuito alla comprensione e al miglioramento degli elementi essenziali della progettazione dei giardini terapeutici.
Oggi, gli healing gardens sono considerati – secondo l’American Society of Landscape Architects – parte integrante e indispensabile nella costruzione di più dell’80% dei nuovi ospedali negli Stati Uniti.
I benefici dei giardini terapeutici
Da studi compiuti in più strutture sanitarie nel corso degli anni, sembra che ai malati, così come alle persone sane, siano sufficienti appena 3-5 minuti di esposizione alla vista di un paesaggio, ricco di alberi, piante in fiore e giochi d’acqua per avere una riduzione dei livelli di stress, ansia, rabbia o dolore ed entrare in uno stato di rilassamento. A queste conclusioni portano diversi studi effettuati con la misurazione delle variazioni di parametri fisiologici come la pressione sanguigna, la tensione muscolare, l’attività elettrica del cervello o le pulsazioni cardiache.
Quindi con gli healing gardens si può realmente affrettare la guarigione o migliorare la qualità della vita delle persone malate.
Perché è importante il contatto con la natura?
Avere la possibilità di venire in contatto, diretto o indiretto, con la natura migliora le condizioni di salute attraverso la riduzione dello stress, della depressione, della miopia, del dolore, dell’affaticamento, dell’aggressività, dell’impulsività e dei sintomi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Se questo non fosse sufficiente, circondarsi di vegetazione strutturata in un orto o giardino o prendersi cura di una o più piante porta ad un miglioramento della risposta immunitaria, della struttura ossea, della guarigione delle ferite, dei livelli di attenzione, della concentrazione, della resilienza emotiva, dell’empatia, della vitalità, del rilassamento, dell’umore e della soddisfazione.
A mio parere solo queste indicazioni dovrebbero essere sufficienti a giustificare un contatto con la natura continuato nel tempo. Perché la natura fa bene al nostro fisico e alla nostra mente? In parte la risposta può essere trovata nello studio di una ulteriore disciplina, la biofilia. Che cos’è la biofilia? Questa materia studia la vicinanza emotiva che esiste intrinseca tra l’uomo e gli altri esseri viventi, in particolare le piante.
Da studi recenti si è evidenziato un potenziamento delle risposte del sistema immunitario, come un potenziale elemento principale per spiegare la connessione tra il contatto con la natura e i risultati positivi sulla salute. La natura, negli ospedali e altrove, svolge un ruolo salutogenico, sia nel prevenire le malattie che nel migliorare le condizioni di salute.
I giardini terapeutici e la scienza
In tutto il mondo si raccolgono dati per comprendere quali caratteristiche debbano avere questi spazi verdi che curano: se anche può esservi sembrata visionaria l’idea antica che basti la brezza fresca del mattino, il sole filtrato dalle foglie e il verde profumato di un giardino per sollevarci da ciò che ci affligge, sappiate che viene ripreso un po’ ovunque lo studio pubblicato nel 1984 sulla rivista Science dallo psicologo ambientale Roger Ulrich (Texas A & M University).
Ulrich definisce la natura come una ‘distrazione positiva’ ed è stato il primo a utilizzare i criteri severi della sperimentazione scientifica per quantificare gli effetti sulla salute della presenza di un giardino o anche solo di una vista panoramica sul parco in un luogo di cura. Le sue ricerche hanno registrato tempi di guarigione più brevi, minore utilizzo di antidolorifici e inferiore incidenza di complicanze post-operatorie, per i pazienti reduci da interventi chirurgici che ne potevano godere, rispetto a quelli la cui finestra di corsia dava ad esempio su un muro di mattoni.
Quali elementi sono importanti nei giardini curativi?
Eppure, la ricerca rileva che non tutti i giardini sono ugualmente efficaci. Un giardino terapeutico deve essere uno spazio verde specificamente progettato sulle esigenze fisiche, psicologiche, sociali e spirituali delle persone cui è destinato, siano esse in ospedali, in ospice, in residenze che si occupano di anziani o di malati terminali o addirittura in strutture che accolgono bambini.
Tra i punti principali della progettazione di un giardino terapeutico che funzioni c’è quello di renderlo attraente e interessante durante tutto l’anno. Questo lo si realizza con l’utilizzo di specie botaniche autoctone, non tossiche, che producano fiori, foglie e strutture originali seguendo il corso delle stagioni e in grado di attrarre e ospitare insetti utili, come api, bombi, farfalle, ecc., uccelli, scoiattoli e pesci. Così facendo si rende il giardino curativo adatto ad ospitare sia gli utilizzatori passivi, seduti in contemplazione a prendere il fresco, sia gli utenti attivi, coloro che ad esempio praticano l’orto terapia e la manutenzione e coltivazione di piante.
Nel 1995 i ricercatori Cooper Marcus e Marni Barnes ricevettero sovvenzioni per l’osservazione della disposizione e dell’uso quotidiano di numerosi giardini situati in ospedali nel nord della California, attraverso visite, rilievi e interviste. Dalla ricerca sono emersi diversi modelli, poi analizzati da successivi studi in altri contesti, che ne hanno tratto le linee guida per la progettazione degli healing gardens.
Linee guida per la progettazione degli healing gardens
Tra i punti più importanti per la progettazione e realizzazione di un giardino terapeutico eficace, oltre a quelli già citati, troviamo:
- Utilizzare composizioni lussureggianti e su più piani di sviluppo, dagli alti alberi che con la loro chioma offrono riparo e ombra, agli arbusti fioriti o sempreverdi di medie dimensioni capaci di costruire struttura e volume, alle basse piante fiorite ricche di colori e di profumi.
- Aggiungere zone con fantasiosi giochi d’acqua e fontane, a patto che non siano troppo rumorosi, che consentano una sosta per chi è semplicemente alla ricerca di relax.
- La vegetazione dovrebbe occupare circa il 70% dello spazio disponibile, completato da camminamenti lineari e leggermente curvi, oltre a spazi aperti pavimentati per circa il 30%.
- Quello che si può fare in un giardino è importante quanto quello che si vede. I risultati che si hanno dallo studio delle “mappe comportamentali” descrivono aree di conversazione privata; pacifici viali alberati che invitano a fare passeggiate, fruibili anche da chi usa tutori o sedie a rotelle; arredi per il giardino leggeri e movibili, da posizionare in ombra o al sole per favorire conversazioni e interazioni tra le persone; piante che attirano uccelli, scoiattoli e altri piccoli animali selvatici da osservare.
- È importante realizzare soluzioni studiate su misura in base alla tipologia di utilizzatori del giardino. Ad esempio, se le persone che frequentano il giardino sono di mezza età, in questo luogo tendono a cercare relax e tranquillità, mentre gli individui più anziani sono maggiormente propensi a cercare stimoli e interazione.
- E’ corretto coinvolgere i cinque sensi ma occorre fare attenzione ad evitare piante con fiori che abbiano profumazioni troppo intense o che offrano altri odori eccessivamente forti per i pazienti sottoposti a chemioterapia.
- Occorre rendere il giardino terapeutico di facile accesso a tutti. Nel giardino non devono essere presenti barriere architettoniche, tipo scalini, curve a 90°, passaggi troppo stretti, cancelli o porte troppo pesanti da aprire. I giardini terapeutici dovrebbero essere sufficientemente vicini alle strutture sanitarie nelle quali sono curati i pazienti. Gli accessi dovrebbero essere vicini ai reparti di competenza e di facile fruizione.
Perchè passare del tempo in un healing garden
Come spiega Cooper Marcus: “Trascorrere del tempo interagendo con la natura in un giardino ben progettato non cura il cancro né guarisce una gamba gravemente ustionata.
Ma ci sono buone evidenze che possa ridurre i livelli di dolore e stress e, così facendo, rafforzare il sistema immunitario, in modo da aiutare il corpo a guarire, anche attraverso tutti gli altri trattamenti“.
Trascorrere il tempo all’aperto negli healing garden sembra essenzialmente provocare emozioni positive nelle persone, migliorandone la sensazione di benessere, bilanciandone il ritmo circadiano e l’assorbimento di vitamina D.
Salve chi realizza questi tili di giardini, mi trovo a Vasto
Dai risultati ottenuti in numerosi studi risulta che alle persone sane o malate che siano, sono sufficienti appena 3-5 minuti di esposizione alla vista di un paesaggio, ricco di alberi, piante in fiore e giochi d’acqua per avere una riduzione dei livelli di stress, ansia, rabbia o dolore ed entrare in uno stato di rilassamento.
Questo è uno dei risultati che si possono ottenere con le piante e in particolare con gli Healing gardens o giardini del benessere.
Per realizzare questi giardini occorre rivolgersi ad aziende e professionisti del giardinaggio preparati, che conoscano le piante in modo approfondito e come combinarle insieme.
Per maggiori informazioni sulla realizzazione di un healing garden può scrivermi in privato ai contatti che trova nel sito.
Buon giardinaggio