Guida all’illuminazione per piante indoor – Part 2
Nella prima parte del post sull’illuminazione in interni vi abbiamo parlato delle principali caratteristiche che deve avere un impianto luminoso per la coltivazione delle piante indoor, efficiente e in grado di simulare al meglio la luce naturale del sole per la crescita e la fioritura del verde. Vediamo ora brevemente quali tipi di luci offre il mercato e i principali accorgimenti di manutenzione.
La luce per la fotosintesi delle vostre piante
Per la coltivazione in interni si può scegliere fondamentalmente tra lampade fluorescenti, lampade a scarica ad alta intensità, LED di ultima generazione e, in una fase iniziale, anche le lampade a incandescenza.
- Luci fluorescenti e CFL (Compact Fluorescent Light)
Come le lampade a incandescenza a cui accennavamo, le luci fluorescenti sono l’ideale per piante a basso o medio fabbisogno di luce, come ad esempio le violette africane, le orchidee, le piante carnivore, o per la germinazione in interni e la crescita vegetativa di insalate, spinaci ed erbe: sono in genere vendute in formato lungo, tubolare, in un’ampia gamma di wattaggi, temperature di colore e misure, tra cui T5, T8 e T12 le più utilizzate, e hanno una vita media utile tra le 10.000 e le 20.000 ore. Le luci fluorescenti compatte CFL, ne sono la versione più piccola, adatta per spazi ristretti. Le fluorescenti producono poco calore e hanno un consumo inferiore ad altre. Il trucco per un loro corretto utilizzo è quello di tenerle a pochi centimetri (4/6) dalla cima delle piantine da irradiare. - LED
Anche le lampade e i pannelli a Led come le fluorescenti CFL sono adatte all’irradiazione di spazi limitati di coltivazione, germinazione e fioritura, e possono essere collocate pochi centimetri sopra le piantine della coltivazione indoor perché non emettono calore. Sono abbastanza costose, non richiedono alimentatori e assicurano un’alta efficienza energetica; alcune offrono la possibilità di escludere momentaneamente il 25% dello spettro rosso, per risparmiare energia durante la fase di crescita. Proprio per l’elevata efficienza e ottimo rendimento la NASA ha testato i LED per la coltivazione delle lattughe sulle stazioni spaziali
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- Le lampade a scarica ad alta intensità (HID – High Intensity Discharge)
Specialmente per vasi e aree più grandi (vengono anche utilizzate per i campi sportivi!), con coltivazioni che hanno bisogno di molta luce, si usano le più costose e potenti lampade a scarica a sodio ad alta pressione SON o HPS (High Pressure Sodium -spettro rosso, temperatura di colore a circa 2700°K, per fioritura e fruttificazione) e lampade ad alogenuri, o ioduri metallici MH (Metal Halide – spettro blu temperatura a 4000°K, per crescita e germinazione) spesso in combinazione tra loro nell’impianto o nel tubo stesso, per coprire tutto il ciclo di vita della pianta. Hanno molta più resa delle lampadine a incandescenza o delle fluorescenti a parità di consumo energetico. Contrariamente ai LED e alle lampade fluorescenti, le lampade a scarica ad alta intensità emettono molto calore e vanno poste a sufficiente distanza dalle piante (in certi casi anche a più di un metro) per evitare che le brucino. Le lampade HPS a sodio ad alta pressione, con la loro radiazione rossa ad alta efficienza, sono molto apprezzate per la coltivazione in serra, dove completano le radiazioni blu già disponibili con la luce naturale. Esistono poi le lampade CDM, a ioduri metallici di ceramica: sono abbastanza recenti e pare particolarmente adatte alla crescita.
Per una corretta manutenzione dell’illuminazione da piante indoor
Prima di tutto fate attenzione a non sovraccaricare l’impianto che avete a disposizione e valutate preventivamente il fabbisogno energetico di tutta l’attrezzatura che volete installare, con potenza a pieno regime.
- Le lampade HID sono molto delicate da maneggiare e se non gestite con cautela potrebbero esplodere. Non accendetele né se sono troppo calde (se sono state appena spente ad esempio dovete aspettare una decina di minuti o più che si raffreddino) né se sono eccessivamente fredde (quando collocate in inverno in posti non riscaldati).Verificatene sempre anche l’orientamento corretto , rispettando quello orizzontale o verticale raccomandato dal fabbricante.
- I bulbi MH e HPS durano dalle 8000 alle 12.000 ore poi vanno sostituiti.
- Le luci a LED invece sono molto robuste e resistenti sia agli shock termici che all’umidità e non richiedono particolari accorgimenti.
Infine, per un migliore rendimento luminoso, tenete pulite con regolarità le lampade fluorescenti.
Scopri quali altri servizi offro alla mia clientela per la coltivazioe delle piante da interni oltre all’allestimento dell’impianto d’illuminazione.
Articolo molto interessante ma volevo chiedervi visto che devo illuminare delle piante in un androne delle scale che non riceve assolutamente luce naturale posso sostituire i 5 faretti che illuminano la fioriera con dei faretti led sempre delle stesse dimensioni ma fitostimolanti? Esistono?
Buona sera, grazie molte per aver apprezzato il post. Per stimolare la crescita delle piante in luoghi in cui la luce naturale è insufficiente o del tutto assente, esistono molti tipi di luci. La cosa importante è farsi consigliare da un professionista, che dopo aver visto il luogo e compreso gli elementi importanti, saprà sicuramente indicarle la luce necessaria per la crescita delle sue piante. E’ molto importante non solo il corpo illuminante ma anche la posizione nella quale viene posto e la durata della sua accensione. Sicuramente i faretti possono essere indicati come fonte di luce ma è opportuno vedere se riescono a coprire con la luce, tutte le piante in modo uniforme senza creare zone d’ombra.
Saluti,
Tiziano Codiferro