La Green Belt: un abbraccio verde per le città del futuro
In passato le città erano facilmente integrate con l’ambiente e il territorio rurale circostante, ma nel tempo con il fenomeno dell’inurbamento selvaggio quel fragile equilibrio si è spezzato, provocando un conflitto permanente tra un centro urbano in scomposta espansione e il mondo agricolo in abbandono.
Il modello di pianificazione urbanistica basato sulla Green Belt (cintura verde) – niente altro che una fascia verde polifunzionale“di rispetto”attorno ai centri abitati – venne quindi proposto per la prima volta in Gran Bretagna nel 1935, e successivamente applicato nel territorio di Londra come strumento di controllo dello sviluppo urbano, nel Town and Country Planning Act del 1947 con la PPG2, Planning Policy Guidance Note 2: Green Belts.
Si tratta di un polmone verde attrezzato che circonda la città con la molteplice funzione di:
- tutela del territorio agricolo;
- contenimentocontro l’espansione urbana e la cementificazione selvaggia;
- offerta dispazi verdi e strutturericreative per la periferia e le cittàsatelliti;
- riqualificazione del paesaggio e delle aree dismesse e degradate
Nel preservare la disposizione urbanistica delle città storiche questa striscia di verde contribuisce inoltre a migliorare il microclima, attenuando gli squilibri ambientali provocati dalle dinamiche metropolitane.
La cintura verde che delimita e racchiude il territorio urbano è in genere composta da parchipubblici, conluoghi di svago e sport all’aria aperta; da orti comunitari, da boschi, ma anche da aree agricole coltivate.
L’integrazione della green belt con strumenti di pianificazione urbanistica più allargati, intercomunali o provinciali – riscontrabile più facilmente in esempi di progetti europei – ne amplifica ovviamente l’efficacia d’intervento.
In Italia siamo in presenza di un aumento dell’interesse per il recupero degli spazi verdi, ma a confronto con le esperienze internazionali ci troviamo ancora di fronte alla scarsa conoscenza e utilizzo del modello delle green belt.
Tra i pochi esempi nostrani citiamo la città di Ferrara (unica esperienza italiana che vede un centro storico abbracciato da una cintura verde di 1500 ettari di terreno agricolo) e il progetto Metrobosco, che prevede attorno a Milano l’integrazione di tutti i parchi di prima fascia (Parco Lambro, Forlanini, Trenno-Bosco in Città-Cave, Parco Nord,, ecc.) e la conversione di ampi terreni agricoli in parchi naturali.