“Granada, / città del sole e dei fior, / il mio canto è l’ultimo addio / d’un nostalgico cuor!” cantava Claudio Villa pensando all’Alhambra, un palazzo che come un pizzo abbellisce la città spagnola. A guardarlo bene è un pezzetto di Arabia o di Persia nel Sud dell’Europa. Il segreto della sua bellezza è custodito dai mori e dalle cime innevate della Sierra Nevada. Forse deve il suo nome (Alhambra in arabo significa “la rossa”) al colore dei mattoni che i musulmani usarono per costruire le mura esterne. Di certo appare come una città nella città: dentro ci sono bastioni, una fortezza, una cittadella, un complesso residenziale e soprattutto dei giardini. Esempi perfetti dell’architettura e della paesaggistica islamica.

 

alhambra giardino

 

Il lusso dell’acqua

Pensato come l’anticamera del paradiso, nell’Alhambra il giardino arabo porta in trionfo l’acqua: per rinfrescare l’aria e rilassare gli animi. Ma nell’Alhambra tutto è trionfo, tanto che per l’Unesco è tra i tre patrimoni mondiali dell’umanità nella città; le fanno compagnia il palazzo Generalife e il quartiere arabo di Albacin. La nostra attenzione è comunque tutta per il verde, per i giardini, per le fronde dei mirti che lambiscono la loggia. Per gli aranci e per il mirto che riempie gli spazi. A guardarli bene, questi alberi sembrano dei soldati: tutti alti uguali, tutti in fila a formare una architettura di finte colonne. Anche se negli anni hanno subito modifiche, quelli che possiamo ammirare oggi risalgono al 1931 e portano la firma dell’architetto Francisco Moreno. Quindi, è ovvio pensare che le piante non sono posizionate come erano all’origine. E neppure le varietà presenti rispecchiano il giardino moresco. Di originale c’è solo il sistema per canalizzare l’acqua.

 

alhambra

 

La nascita del patio

Ovunque è geometria e non c’è da stupirsi, considerato che il nome arabo del giardino è “rawda” che significa “addestrare”. Ed ecco dunque che il giardino si fa patio, presentando al centro una fontana o un laghetto, incorniciato da alberi sempreverdi e profumati come le piantagioni che impreziosiscono l’Alhambra a il Generalife a Granada. Basta vedere la vasca centrale della Corte dei Mirti e la Corte dei Leoni: entrambi pensati come due enormi tappeti.

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