Immagino che molti di voi già conoscano l’agopuntura e che alcuni ne facciano anche buon uso, ma dell’agopuntura urbana avevate già sentito parlare?

La prima volta che ho letto di questa teoria dell’architetto e sociologo italo-finlandese Marco Casagrande e delle esperienze degli orti comunitari di Taipei ho pensato a qualcosa di visionario e rivoluzionario.

 

Missis LEe_Marco CasagrandeNel tessuto urbano di Taipei nascono e spariscono spontaneamente come funghi orti comunitari e fattorie urbane collettive in una sorta di guerriglia gardening che occupa continuamente le zone degradate della città o quelle in attesa di sviluppo urbano, sospese nelle maglie della burocrazia. Alcuni sopravvivono solo per un paio di anni, altri per una lunga tradizione di decenni, come quelli sulla lingua di terra tra Zhongxiao e Zhongsheng.

I cittadini addomesticano qua e là le rive dei fiumi,i cantieri abbandonati e le aree degradate lasciate libere dalla cementificazione (compresi i cimiteri in disuso!) con una rete di orti ufficialmente legalizzati o spesso illegali. E la rete dei giardini comunitari di Taipei viene classificata come esempio di agopuntura biologica della città industriale.

Se, infatti, in agopuntura gli aghi si inseriscono in punti determinati dell’organismo che sbloccano flussi d’energia, per riequilibrarlo a scopi terapeutici, così l’innesto anarchico di aree verdi nel tessuto urbano post-industriale “manipola architettonicamente l’intelletto collettivo”e porta la città a sintonizzarsi con i ritmi della natura gettando il seme vivifico – sempre come dice Casagrande – della “città di terza generazione”.

Casagrande in qualità di professore di pianificazione urbana ecologica presso la Tamkang University di Taiwan e in collaborazione con il team multidisciplinare Ruin Academy ha elaborato questa teoria che considera le città come organismi biologici vivi,dotati di complessi flussi di energia che influiscono sullo sviluppo urbano e sulla qualità della vita dei cittadini.  Per questo la sua agopuntura urbana ha la funzione di favorire uno sviluppo ecologicamente sostenibile delle città post-industriali, stabilendo un contatto diretto con il territorio e la natura, per risanare dal basso i luoghi che ne hanno bisogno.

Nei suoi progetti di orti per la “città di terza generazione” come quello di Treasure Hill a Taipei i giardinieri anarchici divengono gli strumenti di regolazione della città industriale e come abitanti possono riappropriarsi del genius loci della “città di prima generazione” d’epoca pre-industriale, in cui il contesto urbano era costruito esclusivamente in funzione della natura e regolato da essa.

Gli orti che sottraggono allegramente spazi al cemento sembrano così fornire un disordine sociale positivo contro l’ordine mortifero dell’urbanistica moderna, attivando la rovina biologica della città industriale. Quelli dell’agopuntura urbana sono tanti progetti sparsi, in piccola scala, gestiti dal basso, poco costosi e legati al contesto locale, che concorrono tutti al recupero e al rinnovamento urbano.

Un modello di micro urbanistica, o architettura debole o architettura delle persone applicabile in tutto il mondo, per stimolare a reazioni positive e rivitalizzare le aree più vulnerabili delle insane città contemporanee, facendo leva su piccoli punti di pressione, proprio come succede con gli aghi sull’organismo malato.

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